Dolore e furore by Sergio Luzzatto

Dolore e furore by Sergio Luzzatto

autore:Sergio Luzzatto [Luzzatto, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-09-07T12:00:00+00:00


* * *

Figura 7.5.

Piero Costa al momento della liberazione.

5. «U sciú Costa u l a za pagòu».

Due anni prima, agli esordi della colonnina genovese, Gianfranco Faina era potuto sembrare il maestro di rivoluzione di un allievo come Dura. Da allora, molta acqua era scorsa sotto i ponti. E proprio nei giorni in cui le Brigate rosse chiudevano trionfalmente l’operazione Costa, Faina inaugurò una carriera da capo di un’organizzazione terroristica tutta sua, Azione rivoluzionaria. Peraltro, tenne a farlo alla stregua delle Br: esercitando la memoria prodigiosa del proletariato. A Pisa, il 30 marzo 1977. Quando di buon mattino, in un quartiere residenziale della città, un giovane suo uomo di mano esplose tre colpi di pistola contro il dottor Alberto Mammoli65. Venne cosí ferito gravemente – alle gambe e al torace – il medico del carcere di Pisa che nel maggio del ’72 aveva trascurato le condizioni dell’anarchico Franco Serantini, picchiato dalla polizia durante una manifestazione antifascista, sino a farlo morire66.

Non che il fondatore di Azione rivoluzionaria avesse smesso di svolgere, a Genova, il mestiere di professore universitario. O almeno l’interpretazione che da tempo Faina aveva deciso di darne: senza che né i suoi colleghi dell’Istituto di storia moderna, né l’intero corpo docente della facoltà di Lettere di via Balbi, trovassero nulla da ridire. Potendo anzi contare sull’imperterrita collaborazione istituzionale di professori che accettavano di trattare come accademici i materiali anche piú espliciti di riflessione e di propaganda politica. Ad esempio, la tesi di laurea della candidata Paolida Carli presentata nella sessione estiva dell’anno accademico 1976-77, Strategia e ideologia delle Brigate rosse: la quale tesi altro non era – per interposta studentessa – che una polemica aperta del relatore, «prof. Gianfranco Faina», contro la pretesa delle Brigate rosse di monopolizzare l’uso legittimo della lotta armata in Italia. «Credo che sia necessario sottolineare che nell’attuale momento, il Partito Combattente è ancora da costruire e il programma ancora da definire; investirsi oggi del ruolo di detentore del Partito e del programma costituisce per qualsiasi Organizzazione il rischio di compiere pericolose “fughe in avanti e indietro” rispetto alla fase di sviluppo capitalistico e alle contraddizioni che genera e di ripetere errori ormai noti della sinistra extraparlamentare. Non esiste monopolio della lotta armata e dell’iniziativa rivoluzionaria, essa è patrimonio dell’intera classe e solo essa può condurla a termine»67. Per incredibile che possa oggi sembrare, nell’anno 1977 pagine come questa valevano a laurearsi in un’università della Repubblica.

Peraltro, il quarantunenne Faina si apprestava a lasciare non solo la facoltà di via Balbi, ma la città di Genova, e in generale la vita legale. Era spinto a farlo da ragioni sia personali, sia politiche. Pochi mesi prima la sua compagna Enza Siccardi aveva partorito da detenuta un figlio che Faina, per evidenti motivi, esitava a riconoscere come proprio68. La scelta di campo brigatista delle sue prime tre reclute – dopo Riccardo Dura e Giuliano Naria, anche di Livio Baistrocchi, «regolare» dall’inizio del ’77 – lo aveva lasciato con l’amaro in bocca. E il testardo operaismo delle Br esasperava sempre piú chi da tempo voleva combattere la lotta armata in nome della classe universale.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.